Sbiancamento dentale

D: “C’è differenza tra sbiancamento e igiene dentale?”

R: “L’igiene dentale è un atto dovuto alla nostra persona che si compie con manovre domiciliari quotidiane e periodicamente professionali dall’igienista, al fine di mantenere la bocca perfettamente pulita e soprattutto sana (Maggiori dettagli nel paragrafo - Igiene Orale -). Mentre lo sbiancamento riguarda l’aspetto estetico; e non ultimo, quello psicologico e sociale”


Premessa dirimente sulle Indicazioni allo Sbiancamento

Lo sbiancamento dentale è un trattamento professionale molto diverso dall’igiene orale. L’importanza di quest’ultima, descritta nel paragrafo dedicato all’igiene orale, qui, per maggiore conoscenza da parte dei Pazienti, necessita di alcune significative differenziazioni, onde evitare il rischio di “overtreatment” (trattamento oltre le lecite necessità richieste). Soprattutto nei trattamenti fai-da-te.

Le discromie dentali (alterazione del colore) si possono classificare in primitive o acquisite (intrinseche o estrinseche); in alcuni casi si può riscontrare una combinazione dei due tipi.

Le discromie primitive (intrinseche) sono le più severe e si formano all’interno della struttura del dente durante il suo sviluppo e dipendono da diversi fattori. I più frequenti sono: una componente - genetica - che può produrre sia “Amelogenesi imperfetta” (imperfetta formazione dello smalto dentale), sia “Dentinogenesi imperfetta” (imperfetta formazione della dentina) e anche in questo caso, può accadere la combinazione delle due e si manifesta, in forma più o meno evidente con macchie e/o deformazioni dentali; oppure possono dipendere da un trauma sui denti decidui (denti da latte), che può disturbare e modificare il normale sviluppo dei denti permanenti alterandone il colore; o ancora da alcuni antibiotici (per es. tetracicline) presi dalla mamma durante la gravidanza, o dal bambino in età infantile nel periodo dello sviluppo della dentatura permanente e possono modificarne il colore; così come una ridotta o eccessiva acquisizione di fluoro (fluorosi). Inoltre, possono verificarsi alterazioni del colore anche in seguito a bruxismo (eccessivo digrignamento dentale), all’invecchiamento o ad altre parafunzioni e fisiopatologie. Nella maggioranza di questi casi c’è l’indicazione allo sbiancamento: facendo attenzione a non sottovalutare alcune discolorazioni molto resistenti agli agenti sbiancanti, potrebbero renderle più evidenti in seguito al contrasto che si verrebbe a creare.

Le discromie acquisite (estrinseche) sono meno gravi e si localizzano sulla superficie dei denti; la maggior parte sono dovute a batteri cromogeni non patogeni, contenuti per lo più in molti cibi e bevande. Altre pigmentazioni di superficie sono da attribuire a collutori antiplacca contenenti clorexidina, o alla nicotina e al catrame per chi fuma, oppure possono dipendere da un’elevata concentrazione di ferro disponibile dovuta a disordini dell’omeostasi del ferro, che può essere causata anche da processi infiammatori; queste ultime si presentano con macchie, linee o puntini neri sulla superficie dei denti (black stains). Va inoltre precisato che in presenza di placca batterica o tartaro, per trascurata igiene orale, oltre ai danni che questo già comporta, le componenti acquisite, trovano un ambiente orale decisamente più favorevole al peggioramento dell’inestetismo. In alcune particolari caratteristiche di smalto o dentina i pigmenti, a lungo termine, dall’esterno possono penetrare più in profondità nello spessore dei denti e richiedere procedure di sbiancamento. Tranne questa ultima considerazione, meno frequente, nella maggior parte dei casi acquisiti è sufficiente un trattamento d’igiene orale per riportare i denti al loro colore originale e migliorando di conseguenza anche la salute gengivale, torna a un aspetto bello e soprattutto sano. Se questo è gradito dal Paziente non si consiglia lo sbiancamento, non c’è concreta indicazione: aggiungerebbe poco. In ogni caso per orientarsi e scegliere il trattamento clinico più appropriato, senza trascurare il rapporto costo-benefici, è opportuna una diagnosi differenziale.

La diagnosi differenziale è un percorso medico fondamentale per raggiungere la corretta diagnosi, in quanto condizionerà la scelta del trattamento da effettuare, in questo caso tra: - Igiene orale o sbiancamento -. E, in extrema ratio, solo nei casi in cui l’estetica è molto più compromessa nella forma e nel colore, tanto da non permettere nessuno dei trattamenti sopra descritti, ché risulterebbero inutili o peggiorativi, si può consigliare la soluzione protesica più appropriata, come: faccette estetiche, o se occorresse un ripristino più ampio, con corone protesiche complete in ceramica (capsule).
(Per “diagnosi differenziale” s’intende: individuare fra le varie manifestazioni di segni e sintomi simili alle disarmonie che stiamo ricercando, per escluderli fino a comprendere quali siano quelli che condurranno a una diagnosi corretta).


D: “Lo sbiancamento è pericoloso, nocivo per i denti?”

R: “Solitamente no, ma può diventarlo se si trascurano alcuni dettagli ai quali il dentista presta sempre molta attenzione, quindi, previo controllo medico ed eventuali accortezze, si ritiene un trattamento cosmetico innocuo”

D: “Posso fare lo sbiancamento, senza andare dal dentista, con metodiche che trovo in commercio?”

R: “Certamente. È possibile utilizzare soluzioni sbiancanti disponibili in commercio, sono più economiche, ma un po’ meno efficaci. Spesso i preparati contengono delle componenti diverse e/o anche una minore concentrazione della soluzione stessa rispetto a quelle che il dentista normalmente adopera. Comunque, senza controllo medico, bene fanno le aziende a non esagerare con le concentrazioni per il fai-da-te. Infine, è consigliabile pulire molto bene i denti, leggere e comprendere le istruzioni d’uso e prestare sempre molta attenzione alla condizione dei denti e delle gengive prima di iniziare. - Sospendere e consultare il dentista se si accusano disturbi o dolori a denti o gengive -”


Indicazioni alle Sbiancamento

Lo sbiancamento professionale è indicato per denti naturali che presentano un colore di partenza troppo scuro o comunque non gradito dal Paziente, e va eseguito dopo un’accurata ispezione da parte del dentista su Pazienti maggiorenni e comunque, in casi particolarmente discromici e con coinvolgimento emotivo, psicologico, non prima dei 12 anni. Per ciò che riguarda il periodo di gravidanza e di allattamento, non ci sono dati certi in letteratura scientifica di controindicazioni allo sbiancamento, ma neanche a favore, né che sia innocuo in questo particolare stato, pertanto in gravidanza si consiglia di rinviare il trattamento. Mentre, un rilievo importante (ci preme ricordarlo anche in questo paragrafo poiché ci sono poche informazioni a riguardo), sono riportati in letteratura significativi dati scientifici riguardo il mantenimento dell’igiene orale in gravidanza: - La malattia parodontale (parodontite. Vedi paragrafo Igiene Orale) rappresenta una causa importante per nascite sotto peso e premature. In questo caso, quando possibile è fortemente consigliata una visita preventiva dal dentista o comunque, prima possibile durante la gravidanza stessa, per valutare l’eventuale presenza di placca batterica e la necessità di procedere con un programma d’igiene orale per mantenere una bocca pulita ed evitare di correre questo rischio.


D: “Denti divenuti scuri in seguito alla devitalizzazione, è possibile sbiancarli?"

R: “Il viraggio del colore non va considerato una normale conseguenza post-trattamento endodontico, anche se purtroppo a volte si manifesta a seguito della devitalizzazione, quando accade è comunque possibile correggerlo, ma solo dal dentista, poiché richiede d’intervenire dall’interno del dente, rientrando attraverso la cavità utilizzata a suo tempo per devitalizzarlo”

D: “Con lo sbiancamento scompaiono anche le macchie bianche che a volte vediamo su alcuni denti?”

R: “Normalmente le macchie bianche dipendono da una decalcificazione congenita, e rientrano nelle cause primitive descritte in premessa”


Procedura professionale

Accertate le indicazioni, se necessario, il dentista provvederà a curare, correggere o proteggere zone a rischio prima di sottoporre il Paziente alla procedura sbiancante e valuterà, come già accennato, se sono presenti aree discromiche che non risponderanno sufficientemente al trattamento e potrebbero essere più visibili in seguito all’effetto sbiancante, proprio per il maggior contrasto che si verrebbe a creare. Se sono infine presenti corone protesiche oppure otturazioni estetiche sui denti da sbiancare costruite con il colore precedente, a obiettivo raggiunto, andranno rimosse e sostituite con il nuovo colore ottenuto.

Metodiche di sbiancamento, materiale utilizzato e meccanismo d’azione

Sostanzialmente esistono due metodiche di sbiancamento professionale, in studio dal dentista e domiciliare, e due preparati sbiancanti: “il Perossido d’Idrogeno e il Perossido di Carbammide”, ognuno a specifiche concentrazioni. Il Perossido d’Idrogeno (acqua ossigenata), è un composto chimico che contiene idrogeno e ossigeno con potenti proprietà ossidanti e riduttrici e si scompone in maniera più rapida rispetto al Perossido di Carbammide e liberando la maggior parte del suo potenziale in 20 - 60 minuti, nella maggior parte dei casi si ottiene il risultato desiderato in un’unica seduta. L’effetto migliore si ottiene attivando il composto appena spalmato sui denti da sbiancare attraverso un particolare fascio di luce, avendo già fatto attenzione a proteggere la gengiva dall’acqua ossigenata e a coprire gli occhi del paziente dal fascio di luce. Questa procedura è rigorosamente eseguita dal dentista o dall’igienista. Spesso, come abbiamo appena visto sopra, è sufficiente una seduta di 30 - 60 minuti, ma se occorre può essere ripetuta per due, tre o al massimo quattro sedute a intervalli settimanali a seconda del risultato sbiancante che si vuole ottenere e dalle criticità che riscontra il dentista. La concentrazione di acqua ossigenata del composto è circa al 40% e può provocare maggiore sensibilità temporanea che scompare dopo qualche giorno.

Il Perossido di Carbammide al 10% o al 16%, preferito per il trattamento domiciliare (descritto nei dettagli più avanti), è un composto che in soluzione acquosa si scinde in Perossido d’Idrogeno e Urea e liberando radicali di ossigeno instabili produrrà l’azione sbiancante. Per la presenza di Urea la scomposizione del Perossido d’Idrogeno avviene più lentamente e provoca minore sensibilità. Per ottenere l’effetto desiderato, a seguito della sua scomposizione più lenta, necessita di più ore di azione. Per questa ragione occorre preparare delle mascherine dentali su misura dove inserire il gel sbiancante e applicarlo per tutta la notte per circa una settimana.


D: “Con quale criterio di orientamento scelgo la modalità di trattamento professionale dal dentista o a casa?”

R: “La scelta è legata alla praticità, alla sensibilità dentale e a ciò che il Paziente trova più comodo. Dal dentista ci si siede e fa tutto lui o l’igienista. Da casa si devono seguire delle semplicissime istruzioni date dal dentista o dall’igienista. Tutt’e due le scelte portano a ottimi risultati e il costo è più o meno sovrapponibile”

D: “Qual è invece il criterio di scelta del dentista sul prodotto da utilizzare?”

R: “Molto dipende dal temperamento del Paziente, dal suo tempo e dalla sua sensibilità dentale, poi, se ci sono tutte le condizioni cliniche per il trattamento a studio, normalmente si sceglie il Perossido d’Idrogeno, applicando tutte le cautele che come abbiamo visto, occorrono per una concentrazione di H2O2 al 40%. Mentre per l’applicazione domiciliare, a parità di azione, il criterio di scelta è meno aggressivo, si preferisce senz’altro il Perossido di Carbammide, per la sua più semplice applicazione, per la minore concentrazione e per la scomposizione più lenta. Il risultato è pressoché sovrapponibile”

D: “Come si esegue la procedura domiciliare?”

R: “Sono necessari dei supporti costruiti su misura dei denti (mascherine) con all’interno dei piccoli serbatoi, cosicché il materiale si possa adagiare perfettamente sulle aree da sbiancare e gli eventuali eccessi vengono facilmente rimossi per non irritare la gengiva. Comode siringhe con puntale aiuteranno il Paziente a collocare bene il materiale scelto appositamente dal dentista”


Procedure Domiciliari

(Utilizzo notturno)

Dopo la visita, su modelli in gesso ottenuti da impronte della bocca rilevate dal dentista, si costruiscono due sottilissime mascherine trasparenti, una per l’arcata superiore e una per l’inferiore con appositi serbatoi da riempire con il gel sbiancante facendo attenzione ad alcuni piccoli dettagli, su cui il dentista darà informazioni. Prima di andare a dormire e dopo aver lavato bene i denti, riempiamo con il gel solo i serbatoi contrassegnati e inseriamo prima una e poi l’altra mascherina sui denti e le indosseremo per tutta la notte. Al mattino laviamo bene i denti e le mascherine che riporremo nella loro scatola. Ripetiamo l’operazione tutte le sere per una settimana: normalmente è sufficiente. Se il risultato non è ancora soddisfacente possiamo continuare per qualche giorno, fino a un’altra settimana al massimo.

Procedure Domiciliari

(Utilizzo diurno)

Per chi trovasse più comodo il trattamento domiciliare diurno, variando opportunamente la concentrazione del perossido di carbammide, anche in questo caso lo preferiamo, le mascherine si possono indossare soltanto per poche ore al giorno. Aumentando la concentrazione il tempo di reazione si accorcia in modo proporzionale. La metodica di riempimento delle mascherine è identica al procedimento notturno. Tutte le metodiche a disposizione sono valide e raggiungono tutte un ottimo risultato.


D: “Quanto dura l’effetto sbiancante nel tempo?”

R: “Dipende dal soggetto, dal colore di partenza, dalla profondità delle discromie, dal controllo dell’igiene, dal tipo di materiale utilizzato e dalla tecnica applicata. Quindi, è piuttosto variabile, ma possiamo ipotizzare un ventaglio temporale dai due ai cinque anni. Comunque al Paziente viene consegnato un campionario di colori con contrassegnato il colore di partenza e quello raggiunto e quando si accorge di aver perso una - due - tre tonalità, o quando ritiene opportuno, può sottoporsi a un più breve trattamento per recuperarle”


Variabile sul tempo dovuta al materiarle

Grazie al rilascio più lento dovuto all’Urea, il Perossido di Carbammide, può mantenere i denti bianchi più a lungo rispetto al Perossido d’Idrogeno.

È inutile negare che un bel sorriso luminoso ci regala più sicurezza, più fiducia in noi stessi, migliora il primo impatto e l’approccio in pubblico. Crea un buon inizio e incoraggia a migliorarci.


“La bellezza salverà il mondo”. (F. Dostoevskij)

Arte, Scienza, Medicina

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