Asimmetrie del volto

Considerazioni sul nostro viso e ripercussioni posturali

Ci osserviamo poco, il nostro sguardo è condizionato dalle abitudini mentali e ci concentriamo solo su ciò che conosciamo, inoltre, siamo tutti consapevoli che una minima asimmetria tra il lato destro e il lato sinistro è da considerarsi fisiologica, come dimostrato da molti autori della letteratura scientifica e che l’asimmetria fisiologica non è facilmente rilevabile, inizia a connotarsi, quindi inizia a rendersi più visibile, come patologia quando l’asimmetria supera il 3%: potremmo dire, per dare un parametro più facilmente interpretabile, che non deve superare i tre-quattro millimetri di differenza tra un lato e l’altro del viso. Oltre questi valori è opportuno un’accertamento clinico. Le asimmetrie possono essere: congenite, dipendenti da neoplasie o displasie, da malocclusione dentale o da cause posturali, da un accrescimento non fisiologico, possono dipendere da traumi o da interventi chirurgici o da altre cause iatrogene. Si possono avere anche delle asimmetrie dinamiche quando i muscoli facciali si contraggono in modo diverso tra una parte e l’altra del volto.

Misurazioni del volto e valutazioni posturali

Una prima valutazione di massima si può ottenere guardandosi allo specchio o su foto ben eseguite del volto preso da frontale, senza sorridere e senza espressione per non aggrottare le sopracciglia: con una riga si traccia una linea perfettamente verticale dal centro della fronte (per chi li ha, dall’attaccatura dei capelli) fino al centro del mento e deve passare al centro degli occhi, del naso, del prolabio (la fossetta che abbiamo tra il naso e la bocca) e delle labbra chiuse fino a raggiungere il centro del mento. Se questa linea rispetta i suddetti parametri, non abbiamo asimmetrie verticali. Poi, tracciamo una linea orizzontale che taglia la verticale, sulle sopracciglia e proseguiamo con un’altra che collega esattamente le due pupille, e ancora una sull’estremità alta delle orecchie a cui segue una che collega le commissure labiali (i due angoli della bocca) e infine l’ultima tangente al mento. Se tutte le linee orizzontali saranno ortogonali alla linea verticale e parallele tra loro non abbiamo alcuna asimmetria neanche orizzontale. Ma, se anche uno solo di questi parametri non sarà rispettato allora è opportuno un consulto con lo gnatologo.

In ultimo possiamo valutare, sempre empiricamente, la nostra posizione nello spazio (postura): —Prendiamo una foto a figura intera in posizione frontale con le gambe leggermente divaricate con le braccia distese lungo i fianchi e le mani aperte poggiate sulle cosce lateralmente, assumendo con il corpo la nostra posizione comoda, la nostra abituale, non forzata per cercare un allineamento forzato, e una seconda foto di profilo senza cambiare posizione, solo i piedi potranno essere un po’ più vicini.

Sulla prima foto in posizione frontale tracciamo una linea verticale dal centro della fronte (come per la linea verticale del volto) e la prolunghiamo fino al centro tra i due piedi, le linee trasversali sul volto le abbiamo già tracciate sulla foto precedente, qui iniziamo con il valutare la posizione del capo sul tronco, che, in condizioni normali, non dovrà risultare inclinata né a destra né a sinistra, ma perfettamente perpendicolare all’asse orizzontale delle spalle che tracceremo con una linea retta che taglia quella verticale precedentemente fatta, proseguiamo con un’altra linea retta tangente al mento, più o meno della stessa lunghezza di quella tracciata sulle spalle, poi ancora una identica che collega i due lati del bacino all’altezza della cresta iliaca (il punto più alto del bacino, se ben visibile sulla foto), un’ultima linea che collega le due dita medie adagiate sulle cosce. Tutte le linee orizzontali dovranno risultare il più possibile parallele tra loro e la linea verticale perfettamente perpendicolare a tutte quelle orizzontali formando solo angoli retti.

Poi, sulla foto di profilo tracciamo una linea verticale dal centro della testa passando sul meato uditivo esterno (il foro che abbiamo nell’orecchio) fino alla zona anteriore del tallone (articolazione calcaneo-cuboidea) più o meno dove inizia l’arco plantare. Questa linea deve essere perfettamente verticale e ortogonale al piano d’appoggio, il pavimento con il quale formare un angolo retto. Se uno solo di questi parametri non corrisponde a quanto esposto sopra, è opportuno consultare lo gnatologo e/o un osteopata o posturologo.

Materiale occorrente per questa “autoanalisi”: foto cartacee ben eseguite, righello, squadra e matita. Oppure, ancora meglio, foto digitali e il più semplice dei programmi di grafica per tracciare le linee

Arte, Scienza, Medicina

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